GLI IONICI E IL PROBLEMA DELL'ARCHÉ

LA PRIMA RIFLESSIONE FILOSOFICA

I primi filosofi, affascinati dai fenomeni naturali, cercavano di rispondere a domande come: qual è l'origine dell'universo? come si spiega la vita sulla Terra? perché le cose sono come sono e accadono come accadono?

La prima riflessione filosofica si sviluppa nella Ionia da:

  • Talete (uno dei sette saggi)
  • Anassimandro
  • Anassimene

tutti e tre provenienti da Mileto (potente e ricca città del tempo).

Essi avevano conoscenze tecnico-scientifiche trasmesse da sapienti della Media e della Babilonia. Talete ha previsto delle eclissi. Anassimandro ha inventato la prima carta geografica e ha importato in Grecia l'orologio solare. Hanno tentato di spiegare fenomeni atmosferici e meteorologici con cause naturali e non mitiche.

Sono i primi agrimensori, geografi e tecnici ad essersi interrogati sulla natura multiforme e mutevole del mondo, hanno individuato un principio originario da cui derivano tutte le cose. 

ARCHÉ:

  • materia di cui sono fatte le cose, 
  • forza che le genera, 
  • legge divina ed eterna che le governa.

TALETE:

Sapeva sfruttare le conoscenze meteorologiche per arricchirsi. Ad esempio un anno aveva previsto un abbondante raccolto di olive, ha noleggiato i frantoi, a basso prezzo, per poi subaffittarli ad un prezzo più alto.

Per Talete il principio primordiale era l'acqua, visto che ogni cosa vivente è intrisa da essa. 

Egli pensava che inizialmente ci fosse solo il grande Oceano, da cui la vita si è sviluppata creando la terra e i corpi celesti; il mondo, un disco piatto, fluttua sul mare. 

Per questo l'acqua è il principio di tutte le cose e a cui tutte le cose faranno ritorno.

Le idee di Talete non erano molto lontane dai miti dei popoli mediterranei, che avevano divinizzato l'acqua. Ad esempio per gli antichi le acque del Nilo erano causa di un'esperienza concreta di origine della vita. Egli però non ricorre a interpretazioni mitiche o religiose, ma utilizza argomentazioni razionali per spiegare l'origine dell'universo. 

ANASSIMANDRO:

Egli individuò la sostanza primordiale in un principio indeterminato detto ápeiron.

Egli ritiene che il principio da cui derivano tutte le cose non possa identificarsi con una di esse, ma debba essere una sostanza indistinta.

Secondo Anassimandro il modo in cui le cose derivano dalla sostanza primordiale è un processo di separazione e differenziazione governato da una legge necessaria, chiamata Dike (la giustizia).

Egli crede che non ci sia un dio che separi le cose dal fondo unitario dell'ápeiron ma un movimento rotatorio in cui tutti i contrari si sviluppano. Con questa separazione si creano infiniti mondi, destinati a dissolversi e a ricomporsi in un ciclo eterno.

La separazione è fonte di infelicità, gli individui hanno la nostalgia per il "tutto originario" da cui derivano. Essa è la causa della molteplicità e della differenza tra gli esseri umani. Per riparare, al male della differenza che è all'origine della nascita, tutti gli esseri viventi devono fare ritorno all'unità perduta.

ANASSIMEDE:

Egli identifica il principio primo con l'aria e paragona la vita dell'universo alla vita dell'uomo. 

Attribuisce al principio primo i caratteri dell'infinità e del movimento incessante, l'aria è la forza che anima il mondo e il principio di ogni mutamento. 

La trasformazione e generazione delle cose è un processo di condensazione e rarefazione.

L'universo è destinato a dissolversi nel principio originario per poi tornare a rigenerarsi da esso in un ciclo eterno.

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