Sebbene la cornice sia di carattere religioso, la materia del messaggio parmenideo e le movenze argomentative del suo discorso sono decisamente filosofiche e razionali.
SOLO L'ESSERE ESISTE E PUÒ ESSERE PENSATO
Il messaggio di Parmenide si riassume in questa affermazione:
"l'essere è, e non può non essere, mentre il non essere non è, e non può essere"
Significa che l'essere esiste e che il non essere non esiste e non può neanche essere pensato. La nostra mente e il nostro linguaggio si rapportano solo a qualcosa che c'è (l'essere) e il non essere risulta impensabile e inesprimibile.
È necessario il dire e il pensare che l'essere sia: infatti l'essere è, il nulla non è.
Non mai questo può venir imposto, che le cose che non sono siano: ma tu [o discepolo] da questa via di ricerca allontana il pensiero.
ESSERE = ciò che è comune a tutti gli enti e che esiste nella pienezza assoluta, perfetta, eterna e immobile
Per Parmenide se una cosa esiste non nasce, non muore, non si muove e non cambia, ma soltanto è.
La prospettiva di Parmenide è contrastante rispetto a quella di Eraclito.
Con Parmenide ha inizio la Tontologia, cioè lo studio dell'essere in quanto essere, nelle sue caratteristiche universali.
Parmenide appartiene alla classe che si opponeva sia all'espansione del ceto democratico sia ai nuovi saperi legati allo sviluppo delle arti meccaniche e tecniche.
Molti studiosi pensano che il pensiero parmenideo sia la risposta alle inquietudini sociali della città di Elea e agli attacchi che i nuovi ceti popolari portavano al potere consolidato. In pratica l'insistenza di Parmenide sulla stabilità e immutabilità dell'essere contro la trasformazione e l'idea del nulla riconosce una giustificazione sul piano sociale e politico, oltre che logico e filosofico.
Occorre sottolineare, però, che se anche le sue argomentazioni risentono di questa particolare mentalità conservatrice, ostile al cambiamento e all'innovazione, esse poggiano su dimostrazioni logiche estremamente rigorose. Anzi, si può dire che proprio grazie a Parmenide emerge l'attitudine a valutare ogni tesi e a sostenerla con argomenti razionali.
Parmenide intende l'essere come uno, necessario, immobile, finito, omogeneo, eterno, mediante un procedimento logico sottile e avveduto.
LA DEDUZIONE LOGICA DEGLI ATTRIBUTI DELL'ESSERE
Parmenide parte dal presupposto che il mondo non possa derivare dal nulla.
Se esso derivasse dal nulla sarebbe la fine della realtà e del pensiero perché ciò che deriva dal nulla è destinato a farvi ritorno.
La filosofia deve escludere il nulla come minaccia più grave.
I caratteri essenziali dell'essere non devono essere in contraddizione con l'affermazione dell'essere come unica realtà esistente e pensabile.
La preoccupazione del filosofo è quella di non far derivare l'essere dal non essere (nulla).
Parmenide arriva a queste definizioni:
l'essere è ingenerato e imperituro: l'essere non può né nascere né morire perché se nascesse o morisse dovrebbe derivare da ciò che non è, ma niente può derivare da ciò che non esiste.
l'essere è eterno: esso non ha né passato né futuro, il passato è l'essere che non è più e il futuro è l'essere che non è ancora; se l'essere è "non più" o "non ancora" si coinvolge il non essere. L'essere vive in un sempiterno presente: semplicemente, "è". Parmenide non dà spazio all'"era" e al "sarà".
l'essere è immutabile e immobile: ogni movimento implica una contaminazione tra uno stato A e uno stato B dei corpi, in cui B deve essere differente da A, ma se A è "essere", B dovrà "non essere".
l'essere è finito: la perfezione non è data dall'infinità (= ciò che non è completo), ma dalla finitezza (= completezza, perfezione). Parmenide dice che l'essere è una sfera, perfettamente omogenea e da ogni parte identica a se stessa, in cui tutti i punti urtano in eguale maniera contro i confini che la circoscrivono.
UNA VERITÀ DIFFICILE DA ACCETTARE
Nella filosofia vengono introdotti alcuni principi fondamentali grazie all'analisi di Parmenide sulle caratteristiche dell'essere.
Essi sono:
- il principio di identità: A=A: l'essere è ed è identico a se stesso;
- il principio di non contraddizione: l'essere è, dunque non può non essere;
- il principio del terzo escluso: ogni cosa o è, o non è (una terza posizione è esclusa categoricamente).
Secondo il filosofo le due visioni della realtà; quella della ragione che attinge l'essere unico e imperituro e quella dei sensi, che si fermano al mutevole e al provvisorio sono ritenute inconciliabili.
ZENONE E I PARADOSSI LOGICI
Zenone di Elea --> 489 a.C.
Egli è un discepolo di Parmenide, chiunque si discostasse dall'insegnamento del maestro sarebbe caduto in una serie di contraddizioni logiche.
Parmenide sosteneva due tesi:
- l'essere è uno;
- l'essere è immutabile.
Zenone contraddiva chi affermava:
- la pluralità dell'essere e delle cose (i pitagorici);
- il movimento (Eraclito e gli eraclitei).
Tutti i suoi argomenti si riconducono a quest'affermazione:
se si ammette che la realtà è mutevole e molteplice, si cade nell'assurdo
Zenone ammette in via ipotetica la tesi dell'avversario al fine di mostrarne tutte le conseguenze oltre l'opinione comune (paradossali).
LA CONFUTAZIONE DELLE TESI SUL MOVIMENTO
Considerando il celebre argomento zenoniano (il paradosso) di "Achille dal piede veloce", adoperato per confutare le tesi a favore del movimento.
Il velocissimo Achille impegnato in una competizione con una tartaruga, non sarà mai in grado di raggiungere il lento animale, nel caso in cui questo abbia un minimo vantaggio su di lui. Mentre Achille avrà raggiunto il punto di partenza della tartaruga, questa avrà compiuto un altro breve tratto, così Achille dovrà raggiungere il nuovo punto in cui si trova la tartaruga, ma nel frattempo la tartaruga si sarà spostata e avrà compiuto un altro nuovo tratto di cammino; e così via, all'infinito, senza alcuna possibilità che Achille possa raggiungere l'avversaria.
Tale argomentazione si basa sul presupposto dell'infinita divisibilità dello spazio, cioè assume l'ipotesi che lo spazio sia realmente e fisicamente divisibile in infinite parti.
È chiaro che un corpo in movimento (Achille) non arriverà mai alla sua meta, dovendo percorrere infiniti spazi.
Aristotele dice che lo spazio fisico reale è sempre finito e sempre divisibile in porzioni definite, mentre l'infinità è solo una possibilità teorica, un concetto della ragione, un ente matematico.
In una situazione concreta come quella della gara, Achille raggiungerà la tartaruga perché lo spazio che li divide è reale e perciò finito.
Aristotele considerava Zenone come l'«inventore della dialettica», ossia della forma più antica di ragionamento.
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